Trattamento ulcere venose
Le ulcere venose sono trattate mediante:
- bendaggio elastocompressivo atto a correggere l’ipertensione venosa;
- tecniche di medicazione.
L’elastocompressione è una modalità terapeutica molto efficace in quanto contrasta la stasi del sangue all’interno delle vene, esercita un’azione di riduzione del calibro delle vene dilatate e conseguentemente ne aumenta la velocità di flusso.
Secondo la legge di Starling, che è alla base del passaggio dei liquidi attraverso una membrana, la forza di filtrazione (F) dipende dalla permeabilità della parete capillare (coefficiente di filtrazione) e dal gradiente di pressione idrostatica e oncotica tra sangue e tessuti. In presenza di un gradiente di pressione oncotica su una membrana semi-permeabile capillare, si determina un passaggio di liquidi attraverso la barriera fino al raggiungimento della stessa concentrazione da entrambi i lati. L’elastocompressione provoca un aumento della pressione tessutale locale così da ridurre la perdita dei fluidi e da permettere un riassorbimento degli stessi vasi.
La pressione venosa a livello del malleolo in un individuo in posizione eretta è di circa 90mmHg, mentre durante la deambulazione si riduce a 25-35 mmHg. Questa riduzione, tuttavia, non si manifesta nei pazienti affetti da insufficienza venosa cronica o da sindrome post trombo flebitica poiché il danno valvolare provocato da tali patologie è causa di ipertensione nell’unità microcircolatoria.
L’azione elastocompressiva si manifesta sia sul macro che su microcircolo, determinando:
- riduzione del calibro venoso;
- riduzione del reflusso;
- aumento della velocità di flusso;
- aumento del trasporto linfatico;
- riduzione della pressione interstiziale;
- riduzione dell’ectasia capillaro-venulare;
- riduzione dell’edema interstiziale.
La legge di Laplace regola l’elastocompressione, in particolare:
P = Tn / rh, dove: